Elaborato di Giuseppe Palma: "Breve storia della Mamma più antica del mondo. Il ritrovamento di Donato Coppola" (tratto da "Terra Nostra. Storia di Ostuni", Gds, 2018).
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"Breve storia della Mamma più antica del mondo.
Il ritrovamento di Donato Coppola"
di Giuseppe Palma
50.000-40.000 anni fa. A tanto risalgono i primi insediamenti umani in territorio di Ostuni. Siamo dunque nel paleolitico medio, quando cacciatori neanderthaliani si stabilirono nelle grotte presenti nel territorio. Verrà l’Homo sapiens e di esso se ne avrà riscontro grazie al ritrovamento avvenuto il 24 ottobre 1991 da parte del prof. Donato Coppola dello scheletro di una donna di circa vent’anni, morta con il figlio ancora in grembo. Il suo scheletro, ornato di conchiglie e una cuffia, fu sepolto nella grotta di Santa Maria D’Agnano – a pochi chilometri dal centro abitato della città - e ritrovata dopo circa 28.000 anni. Una scoperta unica nel suo genere che consegna alla storia e all’archeologia una pietra miliare per lo studio della specie umana.
La donna, nella fase conclusiva della gravidanza, era stata sepolta all'interno della voragine che si apre sulle pendici di una collina che sovrasta Ostuni. Essa è denominata Ostuni 1, infatti in quella zona è stata ritrovata un’altra sepoltura con uno scheletro in cattivo stato di conservazione e di sesso non identificabile, al quale veniva assegnato il codice Ostuni 2.
La Donna di Ostuni (Ostuni 1) secondo studi recenti, risalirebbe quindi ad un periodo compreso tra 26.461 e 26.115 anni a.C. Interessante è la cura che già in quel periodo si aveva nei confronti dei defunti. Vicino allo scheletro, e più precisamente al polso destro, sono stati infatti rinvenute alcune specie di conchiglie forate quali Trivia, Columbella, Ciprea e Cyclope, probabilmente ciò che resta di un braccialetto. Il capo era invece coperto da una cuffia tinta di ocra rossa adornata di denti di cervo e conchiglie. Sempre vicino al corpo sono stati ritrovati resti di animali cacciati dalla sua tribù e strumenti in pietra per gli usi quotidiani, oltre a denti di cavalli e bovini.
Particolarmente interessante è il ritrovamento dello scheletro del bimbo ancora in grembo, identificato con il codice Ostuni 1b, infatti esso rappresenta una straordinaria opportunità per studiare lo sviluppo prenatale nel periodo del paleolitico, considerando che il ritrovamento di un feto preistorico è un evento eccezionale, soprattutto in un discreto stato di conservazione come in questo caso. E’ stata definita la mamma più antica del mondo, visto che non vi sono al momento ritrovamenti risalenti a periodi antecedenti di donna con bambino in grembo. Ma il fatto che sia stata rinvenuta in posizione fetale, con una mano sul grembo come se volesse proteggere il suo bambino, ne fa la testimonianza più antica al mondo di tenerezza materna, che sfida i secoli e resta immutata nel corso della storia o – come sarebbe più corretto dire – della preistoria. In ogni caso, per quel che riguarda i ritrovamenti di scheletri di donna con bambino in grembo, non esiste oggi al mondo un ritrovamento più antico di quello di Ostuni.
Secondo i ricercatori dell’Università La Sapienza e del Museo delle Civiltà di Roma, unitamente ai fisici di Elettra e ICTP di Trieste, che hanno pubblicato il loro studio su Scientific Reports, sarebbe da escludere la morte per parto. La Donna di Ostuni, secondo la dott.ssa Alessia Nava (La Sapienza), sarebbe morta per una grave infezione, forse una gestosi, meno probabilmente per carenza di cibo. Ma sia il ritrovamento che gli studi più approfonditi sulla Donna di Ostuni e sul suo bambino sono da attribuire a Donato Coppola, docente universitario e paletnologo di fama internazionale. Il prof. Coppola ebbe il merito di intuire - e di nutrire una fondata speranza - che in quella determinata zona di Ostuni, in Santa Maria D’Agnano, si sarebbe potuto trovare qualcosa di incredibile che avrebbe consegnato all’Umanità una testimonianza storica unica al mondo. E così fu. Il paletnologo, mosso dall’amore per il suo lavoro (queste cose accadono solo quando si è innamorati di quello che si fa) si calò in una piccola insenatura e percorse un cunicolo nella cui parte superiore riuscì a scorgere lo scheletro di quella Donna morta 28.000 anni prima.
Oggi gli scheletri originari di Ostuni 1 e Ostuni 1b (mamma e bambino) sono conservati presso il Museo archeologico di Ostuni (Museo di Civiltà Preclassiche della Murgia meridionale) sito nella Chiesa di San Vito Martire (1750) in via Cattedrale nel Borgo Medievale (centro storico), del complesso delle Monacelle. Una fedele riproduzione della Donna di Ostuni è invece posizionata nello stesso identico posto dove furono ritrovati i resti nella grotta, in Santa Maria D’Agnano (poco fuori la città). Il parco di Santa Maria D’Agnano è infatti, soprattutto negli ultimi anni, meta di numerosi studiosi e turisti, oltre che luogo di importanti eventi culturali.
Giuseppe Palma